venerdì, dicembre 04, 2009

L'Africa, culla dell'umanità e della civilizzazione


Il 24 novembre 2010, al Centro San Gaetano di Padova, si è svolta la conferenza intitolata “Storia dell’Africa. Un’indagine statistica”. 
L’iniziativa è stata organizzata da CUI nell’ambito del progetto Immaginafrica. Come associazione, abbiamo ritenuto opportuno e necessario dedicare un’intera conferenza e non solo qualche breve minuto per esporre alla comunità i risultati e le considerazioni relativi all’indagine statistica che abbiamo eseguito per Immaginafrica. 
Relativamente a ciò, abbiamo elaborato due questionari, uno per testare la conoscenza della storia africana da parte degli africani stessi e uno per verificare la conoscenza della storia dell’Africa da parte degli occidentali e italiani in particolare, nonché la loro percezione del continente nero e degli africani. La maggior parte dei questionari è stata somministrata durante la festa di Immaginafrica del 19 settembre 2010 in Piazza della Frutta. Da ricordare che una prima analisi dei risultati, assieme al testo dei questionari, è stata pubblicata nel fascicolo dell’edizione 2010 di Immaginafrica. L’obiettivo della conferenza era di ragionare sui risultati dell’indagine per compiere un passo ulteriore che ci avrebbe portato a colmare le nostre lacune, ricostruendo parte della storia e riscoprendo le nostre origini comuni. Pertanto sono intervenuti: Arly Vouakouanitou, studente di Scienze Statistiche, il Professor Alessandro Canci della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, docente di Paleontologia Umana e Ekue Grace, laureato in Politica Internazionale e Diplomazia all’Università di Padova.


Ad Arly V., in quanto membro della CUI e curatore dell’indagine, è stato affidato il compito di presentare il lavoro svolto, di esporre i risultati e le considerazioni dell’associazione. Partendo dal presupposto che scarsa è la conoscenza dell’Africa sia da parte degli africani che degli Occidentali/Italiani. Da notare che gli africani hanno una maggiore conoscenza della loro storia dopo la colonizzazione rispetto ai periodi antico e precoloniale. Tale diffusa ignoranza ha provocato nel tempo molti danni ad entrambe le società, facendo sorgere pregiudizi e alimentando un sentimento di inferiorità con la conseguenza di una perdita di identità.


Con l’obiettivo di ovviare a queste carenze, abbiamo chiamato il Prof. Canci, attraverso il cui intervento “L’Africa, culla dell’umanità” sono state delineate le origini dell’umanità. Ha esaminato in un tempo record il processo di ominazione dalla comparsa della bipedia fino all’emergere del genere Homo, affermando che, allo stato attuale delle ricerche, l’Africa sia l’unico luogo al mondo dove si sia svolto tale processo dal suo esordio fino alla sua fase finale. Veniamo tutti dall’Africa e quindi siamo tutti africani è stato il leitmotiv del suo discorso. A supporto delle sue tesi, il Prof ha mostrato al pubblico alcuni calchi di australopitecine e Homo.


Infine, il terzo intervento dedicato al tema “L’Africa, culla della civilizzazione” ha rilevato i vari apporti del continente africano e degli africani alla civilizzazione umana. Partendo dall’origine nera dell’umanità, il terzo relatore, Amewoui Grace, ha spiegato l’infondatezza scientifica della teoria antropologica del poligenismo e ha dimostrato come la prima civilizzazione umana nacque, si sviluppò e si esportò verso il resto del mondo a partire dalla Valle del Nilo. Si tratta della civilizzazione egitto-nubiana, che conobbe la sua età d’oro a partire dalla riunificazione dell’Egitto tra il 3500 e il 3400 a.C. e che declinò nel quinto secolo a.C. con l’invasione dell’Impero persiano, seguita da quella di Alessandro Magno. Contrariamente a quanto diffuso dalla storiografia africanista e occidentale e in conformità con le rivelazioni degli scavi del Professore Gunter Dreyer a Abydos nel 1998, la civilizzazione egitto-nubiana è quella che, per prima, inventò la scrittura e la esportò, almeno 6 secoli più tardi, in Mesopotamia e nelle altre civilizzazioni delle Valli del Giordano e dell’Indus. Le invenzioni ad opera di quei primi pionieri africani vanno al di là della scrittura e si estendono alla scienza, all’astronomia, all’architettura, alla geometria, alla navigazione, alla matematica e persino all’astrologia. E’ tanto vero che i Dogon, un impero precoloniale dell’Africa occidentale, vivevano con una visione astronomica esatta. Sapevano del carattere sferico del globo, del sistema solare, degli altri astri, delle stelle, tutte conoscenze che ereditarono dalla civilizzazione egitto-nubiana. Di conseguenza, il lungo processo cumulativo della civilizzazione umana non può prescindere dalle antichità classiche africane. Le tre discipline scientifiche che stanno rivoluzionando progressivamente la storia generale dell’umanità, non smettendo di scoprire i gravi errori, le grossolane omissioni e la messa all’oscuro degli apporti degli africani alla civilizzazione umana, sono essenzialmente tre: l’archeologia preistorica, la paleontologia umana e la genetica. Gli apporti dei nostri fratelli dell’Africa alla civilizzazione umana non si limitano per nulla all’antichità. Bensì, durante il Medioevo, mentre il continente europeo, sotto la férule del Papato, attraversava un grande periodo di oscurantismo scientifico e perseguitava i propri scienziati, l’Africa, che constava di grandi imperi ha continuato a contribuire all’evoluzione della civilizzazione. D’altronde, secondo i lavori dei professori Francois-Xavier Verschave, Jean-Charles Coovi Gomez e Théophile Obenga, già nell’anno 1000, gli africani, gran conoscitori dei mari, si recavano in Cina per commerciare. L’aggressione araba dell’Egitto, del Sudan e degli Imperi sub sahariani, accaduta a partire dal settimo secolo d.C, fu essenzialmente quella che permise il trasferimento dell’avanzata scientifica, raggiunta dall’Africa, alle nazioni del Medio Oriente e più tardi dell’emisfero Nord. Basta ricordare che l’invasione araba dell’Europa nel 711 (un secolo dopo quella araba dell’Africa) fu condotta prevalentemente dai mori che gli arabi razziarono in Africa, e che tra i saraceni, i più nobili erano neri. La presenza delle teste di neri sulle bandiere della Corsica e della Sardegna sono delle prove dell’impatto che quei neri, razziati in Africa dagli arabi e introdotti in Europa a partire dall’ottavo secolo, ebbero sullo sviluppo dell’Europa stessa. Nonostante la successiva schiavitù e la colonizzazione che l’Africa subì, l’apporto degli africani alla civilizzazione non si è fermata, ma è proseguita fino ai giorni nostri. I vari contributi degli schiavi e dei figli di schiavi in terra di deportazione alla scienza e alle altre discipline, dimostrano ampiamente che il continente non è rimasto come viene dipinto, al margine dell’avanzata della scienza. Tantissimi oggetti e prodotti che oggi usiamo nella nostra quotidianità furono scoperti da loro, nonostante gli avvenimenti recenti cerchino di appurare il contrario.


Al di là del carattere scientifico di quanto esposto, l’intento della conferenza e in particolare dell’intervento del terzo relatore è stato di rivelare alcuni lati occultati e nascosti della storia dell’Africa, la cui conoscenza potrebbe non solo aiutare gli africani stessi a sapere meglio chi sono, ma soprattutto gli italiani a correggere la loro accezione dispregiativa e inferiorizzante che per educazione e per l’effetto dei mass media, hanno del continente nero e dei suoi figli. Secondo la visione della CUI, infatti, ristabilire la verità storica è un passaggio importante per creare un dialogo interculturale equilibrato e vero. In effetti, l’elemento storico è uno dei tre che definiscono pienamente l’identità di un popolo o di una persona.  Per queste ragioni, la Cui ritiene indispensabile dare voce e libertà di espressione all’Africa e ai suoi figli nel loro sforzo di riscoprire la loro identità. La nostra associazione crede fermamente che solamente tra individui con una vera e sincera consapevolezza del proprio essere e della propria origine, ci possa essere integrazione. Questa è l’accezione dell’integrazione, prettamente multiculturalista e non assimilasionista, che Cui difende, e che porta avanti attraverso le sue varie attività.

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