martedì, luglio 08, 2014

L'Africa nera deve unirsi!!

L'africa nera deve unirsi



Il titolo rammenta “Africa must unite” del leader ghanese Kwame Nkrumah, libro tradotto e pubblicato in italiano per la prima volta nel 2011 con una prefazione del Presidente Giorgio Napolitano grazie al contributo della Cassa Padana BCC e della Fondazione Dominato Leonense. Tuttavia, contrariamente all’opera di Nkrumah, essenzialmente apologetica di un’unità continentale tous azimuts, in “L’Africa nera deve unirsi” l’autore, basandosi sulla documentazione storica e sulla letteratura in materia, non solo sostiene una federazione politica della sola Africa subsahariana, ma va oltre, dichiarando che tale è in realtà il vero significato dell’ideologia panafricana. Il panafricanismo originale, in effetti, si riferisce esclusivamente all’Africa nera e alle sue diaspore, e mai all’intero continente. Che conclusioni trarne allora riguardo all’odierna Unione Africana considerata un’organizzazione panafricana? In un complesso di cinque capitoli, l’autore presenta al pubblico i risultati di una ricerca durata due anni sulle origini e l’evoluzione dell’ideologia panafricana, in un approccio accademico ma con uno stile che si vuole accessibile a tutti.
“L’Africa nera deve unirsi” non è solo un libro di politica e di storia. Esso pone questioni e propone risposte a problematiche inerenti all’identità stessa degli africani, alle loro condizioni nei vari paesi di immigrazione, oltre ad analizzare i rapporti afro-europei degli ultimi cinque secoli, i quali si possono riassumere in due maggiori avvenimenti storici: la tratta negriera e la colonizzazione. E’ proprio nel contesto della tratta atlantica che milioni di africani subsahariani, catturati e deportati verso il “nuovo mondo”, scoprono di appartenere ad una vasta comunità di origine, di valori e di destino. Per riabilitarsi come popolo tra le nazioni, gli esponenti di tali diaspore elaborano un’ideologia rinascimentale basata sulle specificità antropologiche e culturali del mondo nero: il panafricanismo. L’ideologia prevede la riunificazione dell’Africa nera e delle sue diaspore in un unico insieme geopolitico da erigere sul continente africano, la madre terra. Le questioni delle origini e della definizione del panafricanismo, affrontate nei primi tre capitoli del libro, sono assai complesse. I dettagli storici che vi sono esposti e le relative analisi trasversali dell’autore sono volti a fornire alla diaspora africana dell’Italia degli elementi utili per una miglior conoscenza della storia dell’Africa e per la coniazione di una diversa percezione della loro stessa alterità che, come risaputo, è in crisi per via degli innumerevoli complessi d’inferiorità che essi si trascinano dietro sin dall’epoca coloniale nei confronti dell’Europa.

Nel quarto capitolo l’autore rintraccia, mediante una recensione postcoloniale della letteratura disponibile in materia, l’evoluzione novecentesca dell’ideologia panafricana, mettendo in risalto il rapporto dinamico scaturito dallo scontro con il colonialismo. Emergono quindi le tre grandi correnti panafricane del secolo, ovvero il garveyismo, lo nkrumaismo e il pensiero panafricano di Dubois, delle quali viene proposta una vera e propria analisi comparata.

Nel quinto e ultimo capitolo viene descritto l’impatto istituzionale dello nkrumaismo sull’evoluzione politica dell’Africa post-indipendenza. Ora, sulla base della analisi dell’autore, si aprono nuove interrogazioni: devono, oggi, gli Stati dell’Africa subsahariana ritirarsi dall’UA per formare una nuova entità geopolitica negro-africana? oppure potrebbero, pur restando membri dell’UA, dare il via a un’altra organizzazione particolaristica come d’altronde  fanno già i paesi magrebini dell’UA con la Lega Araba? 

Con “L’Africa nera deveunirsi” l’autore si pone l’obiettivo di aprire in Italia, tra la diaspora nera e la società civile italiana, un dibattito su quanto è davvero successo in Africa in quei secoli, sulla rilevanza dell’istituzione di una giornata nazionale delle memorie nere ad opera della diaspora africana, sulle ragioni dell’arretratezza materiale dell’Africa nera e sull’origine della discriminazione di cui i subsahariani sono oggetto, cui anche tutto il mondo della cooperazione allo sviluppo può trarne insegnamento. Il libro mira a gettare luce sulla questione dell’identità degli africani, sulla loro unità culturale e sull’ambiguità della parola “Africa”, la quale viene usata a volte per designare l’intero continente e a volte per stigmatizzare i soli subsahariani. Inoltre, rappresenta un nuovo strumento attraverso il quale la diaspora potrebbe percepirsi ed insegnare la storia recente dell’Africa ai propri figli, e mediante il quale abbordare la questione dell’origine stessa del razzismo e del rigetto del “nero”, pratiche che non sono affatto un fenomeno sociale spontaneo ma che hanno radici nel passato, in una lontana trama storica che ha portato alcuni africani delle diaspore a forgiare un’ideologia politica e culturale di rinascimento: il panafricanismo. 

Ekue Folly G. 


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